Tutti dallo Psicologo ?
Nel nostro corso, stiamo avendo diverse serate in cui si affronta l’ argomento relazionale. In pratica si parla di psicologia, anche con l’ aiuto di specialisti.
Argomento non facile, che può portare anche a sentire qualche “...huffa!”, ma che occorre affrontare.
Il fatto di voler/dover raggiungere risultati sempre più sfidanti, costringe ad una maggiore concentrazione e determinazione. E, dopo tutto, alla gestione del successo, così come a quella della sconfitta.
Lo sport e quotidianità si confrontano, si intersecano, si influenzano, per cui agire su un fattore, comporta modifiche per altri.
Questi “fattori”, o meglio “protagonisti”, sono persone, squadre, società.
Ciò che fino a non molti anni fa era fatto in particolar modo per atleti e squadre di alto livello, si sta generalizzando.
L’ impiego di questa disciplina nel mondo dello sport non è nuovo (ricordate “Il Migliore” ?)
Ormai lo psicologo entra a far parte a pieno titolo della preparazione e gestione complessiva delle squadre.
Ciò che una volta poteva definirsi “utile”, si è trasformato in “necessario”.
Questo fa pensare.
Fanno pensare, soprattutto, i motivi per i quali la presenza dello psicologo è diventata così cercata ed utilizzata, poichè legata alla gestione dei rapporti fra persone, dentro e fuori dal campo di gioco.
In un mondo in cui sono aumentati incertezza, disgregazione sociale, “stress”, desiderio di ricchezza in tempi brevi, occorre in qualche nodo intervenire, trovare dei salvagente.
Il “chi”, il “come”, il “dove” sono il nuovo campo di gioco.
Perchè ? Perchè penso che molti atteggiamenti derivino dalla pura e semplice maleducazione.
Se già non ci si da il “buongiorno”, diventa difficile darsi la “buonasera”
Se non si ha idea dell’ autorità, manco si prende in considerazione il rispetto.
Così tutto si trasforma in norma (giuridica, praticamente) ed il correttivo, la punizione (che spesso, purtroppo, non viene scontata).
Quasi per un “gentleman agreement” tantissimi mostrano una “falsa” educazione, un “falso” rispetto e, purtroppo, una “falsa” amicizia.
Di conseguenza, vi è la necessità di agire su quella parte di educazione che Famiglia e Società non riescono più a dare e che i media disdegnano.
Così, gli psicologi devono sostituire genitori ed insegnanti.
Come i medici danno consigli e propongono terapie, ma non sono taumaturghi.
Come pazienti, noi cominciamo la cura, per poi smetterla appena crediamo di sentirci meglio.
Da semplice ragioniere “di una volta”, non posso che lasciare agli esperti la soluzione del problema.
Credo però che i Tecnici, come le altre figure che permettono ai nostri ragazzi di giocare, abbiano un compito bellissimo e delicatissimo: costituire un esempio positivo SEMPRE.
Ciò significa UMILTA’ nell’ apprendimento e nella relazione, AUTOREVOLEZZA nella espressione delle proprie idee, COMPETITIVITA’ nello sviluppare contestualmente l’ abilità dei singoli e della squadra.
Alla fine dobbiamo essere BENE EDUCATI, per avere BUONA EDUCAZIONE.
Poi, ci mettiamo palla, mazza e guanto.
Ci proviamo ?
giuliano
giovedì 31 gennaio 2008
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